Scritto il
July 25, 2021

Disastro navale in Sri Lanka: Tonnellate di materiale chimico in mare

Sea Freight

Per non farsi mancare nulla, il commercio internazionale marittimo è di nuovo al centro di un'ondata di problemi. Tra la fine dello scorso maggio e l'inizio di giungo, una nave mercantile che trasportava migliaia di merci e alcune tonnellate di sostanze chimiche è naufragata al largo dello Sri Lanka.

A scaturire il tutto è stato un incendio a bordo del cargo che lo ha poi fatto affondare. Da subito il danno ecologico è parso insormontabile e si è arrivati a parlare di un vero e proprio disastro ambientale. Vediamo più nel dettaglio cosa è successo.

Disastro in Sri Lanka: La vicenda

Lo scorso 20 maggio, la nave mercantile MV X-press Pearl è salpata da Singapore. Con sé trasportava 1486 container carichi di sostanze chimiche. Si è registrato che ben venti container trasportassero olio lubrificante. L'olio combustibile era invece presente per 278 tonnellate e, infine, si sono contate anche 50 tonnellate di gasolio. Ma non è tutto.

Altri 28 container trasportavano dei materiali grezzi che sarebbero stati impiegati nella produzione di buste di plastica. Per finire, la nave era carica di centinaia di tonnellate di altri prodotti chimici, tra cui acido nitrico e idrossido di sodio.

Quel giorno, l'equipaggio aveva notato una perdita di acido nitrico da un container guasto e aveva chiesto un attracco di emergenza dapprima nel porto del Qatar e dopo in uno dell'India. Tuttavia, entrambi i porti hanno dovuto negare assistenza per via della mancata disposizione delle adeguate misure di sicurezza adatte a trattare quella problematica.

Così, la perdita di acido nitrico ha fatto scoppiare un vero e proprio incendio sulla nave, che nel frattempo era arrivata nei pressi dello Sri Lanka, a 14 chilometri dal porto della capitale Colombo.

Da subito si è verificato un grande riversamento di fumi e prodotti chimici in mare. Le squadre di soccorso locali hanno così dovuto dividersi tra la doma delle fiamme e il salvataggio dell'equipaggio.

Il danno è stato chiaro sin da subito: perdita di carburante, emissione di fumi tossici, rilascio di prodotti chimici in mare e una carcassa di una nave cargo di 186 metri che stava lentamente affondando. Insomma, in altre parole, un vero e proprio disastro ambientale. Gli esperti lo descrivono come il più grande in assoluto nella storia dello Sri Lanka.

L'incendio è durato 13 lunghissimi giorni e il 2 giugno la nave è definitivamente affondata a una profondità di 21 metri, impedendo così anche le operazioni per drenare il combustibile. In più, è già iniziato il periodo dei monsoni, che terminerà verso settembre rendendo il lavoro agli operatori d'emergenza ancora più difficile.

Quali misure di contenimento si sono prese?

Il 2 giugno, il governo cingalese ha deciso di sospendere la pesca lungo 50 miglia di costa. Tuttavia, questa scelta ha influito negativamente sull'attività di oltre 5.000 pescherecci e avrà inevitabili gravi conseguenze sull'intera economia del mercato ittico locale.

Lo stesso giorno si è mobilitato anche l'esercito con il compito di iniziare a ripulire le spiagge dove si erano arenati i rifiuti pericolosi, detriti bruciati e microplastiche provenienti dalla nave.

Inoltre, alcune squadre di esperti internazionali sono andate sul posto con lo scopo di studiare una soluzione per arginare il problema e ridurre le possibili perdite di carburante.

L'altro grosso problema, però, è rimasto legato all'enorme quantità di sostanze chimiche e pericolose presenti a bordo della nave, che si sono inevitabilmente disperse in mare causando danni all'ecosistema non indifferenti.

Le conseguenze

Agli inizi di luglio, quindi a distanza di circa un mese dall'incidente, hanno iniziato a vedersi le prime tristi conseguenze di questa tragedia. La fauna marina è stata certamente la più colpita.

Fino all'inizio di questo mese, le autorità locali hanno trovato senza vita 176 tartarughe, 4 balene e 20 delfini. Purtroppo, però, il bilancio delle vittime è sicuramente destinato ad aumentare.

Il WWF ha dichiarato che il disastro causato dalla MV X-press Pearl ha compromesso in modo irrimediabile l'intero equilibrio dell'ecosistema marino locale. I segni del danno continueranno ad essere visibili per molti anni, forse addirittura decenni.

Ciò che crea più preoccupazione è l'inquinamento da microplastiche. Sono minuscole palline di plastica che a causa delle loro piccole dimensioni vengono spesso scambiate per fonte di cibo da diverse specie marittime che, purtroppo, muoiono dopo averle ingerite.

Inoltre, come si spiegava, non va dimenticato che l'incendio ha provocato anche la fuga di molti fumi tossici. Questo ha rappresentato il motivo per cui insieme agli animali marini, si sono ritrovati senza vita anche moltissimi uccelli della zona.

Da quando la nave è affondata, moltissime persone volontarie aiutano le autorità locali a ripulire le spiagge dai detriti e dalle carcasse degli animali, giorno dopo giorno. Nonostante ciò, sebbene un giorno tutto sembrerà tornato alla normalità, in realtà non lo sarà affatto.

Questo incidente ha segnato profondamente l'equilibrio del nostro ecosistema e, per questo, pagheremo un prezzo molto caro. Tuttavia, non caro quanto quello che dovrà pagare il nostro pianeta, costretto a rimetterci, ancora una volta, per un errore umano che poteva essere evitato.

Come ha reagito lo Sri Lanka?

Subito dopo l'accaduto, il cardinale Malcom Ranjith - nonché arcivescovo di Colombo - durante una conferenza stampa ha chiesto che venissero prese delle azioni legali contro la società proprietaria della nave, la X-Press Feeders. Lo stesso ha affermato che lo Sri Lanka non può permettersi di affrontare una simile tragedia, poiché il Paese ha già molti debiti a cui far fronte e ora come ora, non ha fondi sufficienti nemmeno per acquistare le dosi del vaccino contro il virus Covid-19.

Inoltre, il cardinale ha anche insistito affinché le autorità competenti rimuovessero tutto il carburante fuoriuscito dalla nave. Lo scopo è quello di limitare gravi danni non solo per l'ambiente, ma anche per tutta la sua comunità. Tuttavia, rimane la consapevolezza che il petrolio riversato dalla nave si sia già comunque disperso e ciò provocherà nel lungo periodo la perdita di interi arenili e molti posti di lavoro tra i pescatori.

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