Scritto il
July 8, 2021

Le navi cargo di oggi sono troppo grandi per essere sostenibili?

Cargo

Il trasporto marittimo ricopre un ruolo di estrema importanza nell'intero commercio globale. Si pensi che addirittura il 90% delle merci di tutto il mondo viaggia via mare. Inutile dire che con il passare degli anni, le modalità di trasporto hanno dovuto adattarsi ai nuovi bisogni dell'uomo, in costante richiesta e crescita.

Pertanto, nel corso degli ultimi 50 anni si è assistito ad un enorme cambiamento. La prima nave cargo salpò nel 1968 ed era la Encounter Bay. Misurava appena 1.530 TEU (Twenty-foot equivalente unit). Oggi, invece, si è arrivati a 24.000 TEU.

Il progresso può sembrare straordinario. Tuttavia, ci si chiede se non si stia percorrendo la strada dell'esagerazione e se tali giganti dei mari stiano superando la soglia della sostenibilità.

Il problema del gigantismo: Un accenno al passato

Si è accennato al progresso, reso possibile anche e soprattutto grazie all'avanzare della tecnologia. Negli anni '80, ad esempio, quando le navi cargo non erano ancora così mastodontiche, potevano trasportare circa 3 mila container (comunque un gran numero).

Tutte le operazioni di controllo e di monitoraggio pre-partenza erano svolte manualmente dall'apposito personale, in modo umano. Inoltre, non esisteva ancora l'esasperata corsa all'abbassamento dei costi. La stessa corsa che ha poi dato vita a navi sempre più grandi e sempre più difficili da gestire.

Così, gradualmente, al posto delle persone sono subentrati i computer. Macchine in grado di svolgere qualsiasi mansione. Si pensi che a bordo della nota Ever Given viaggia un equipaggio di sole 21 persone. Una nave, però, lunga 400 metri, larga 60 e alta 40 in grado di ospitare ben 20.000 container.

Soffermiamoci ora sul caso Ever Given. Lo scorso marzo, la gigante cargo si è bloccata all'interno del Canale di Suez, una delle vie commerciali marittime in assoluto più trafficate a livello globale. Perché è successo? Perché era troppo grande e probabilmente a causa del forte vento è oscillata e sfuggita al controllo dell'equipaggio.

Il fatto è che è risaputo che quel canale - come anche quello di Panama - sia particolarmente stretto per navi di quelle dimensioni. Pertanto, è un passaggio valutato come a rischio di ingorghi o incidenti. In altre parole, quanto successo non ha dell'incredibile. Infatti, ci si sta già chiedendo quando avverrà il prossimo incidente che bloccherà di nuovo il mondo del commercio con ripercussioni sull'economia globale.

Ma questo non è l'unico rischio che si corre. Infatti, navi così grandi e alte sono soprattutto soggette alla perdita dei carichi. Una burrasca particolarmente forte, ad esempio, potrebbe far finire la merce in mare e una volta perduta, non si potrebbe più recuperare.

Nel caso del Canale di Suez, sebbene i soccorsi abbiano agito prontamente per liberare il passaggio, tuttora non è stato possibile far partire la Ever Given poiché non ha ancora saldato il risarcimento che le hanno imposto. Di conseguenza, tutta la merce che trasportava è rimasta bloccata con lei.

Che cosa ha significato tutto questo? Da una parte, un'enorme perdita di denaro e tempo. Dall'altra, uno spreco di merce e di risorse. Come se non bastasse, ci ha inevitabilmente rimesso anche l'intera economia mondiale. E tutto per una nave troppo grossa.

Quindi, per tutte queste ragioni (esemplificate anche dal caso del Canale di Suez), : le navi cargo di oggi sono troppo grandi per essere sostenibili.

Navi cargo e sostenibilità, vanno di pari passo?

La risposta è semplice: no, non vanno di pari passo. In realtà, già anni prima del blocco di Suez, l'International Transport Forum aveva avvertito circa le eccessive dimensioni delle navi porta container. Dopo il blocco, però, il dibattito è diventato pubblico.

Allianz ha analizzato che negli ultimi 50 anni, il numero di container che le navi possono trasportare è aumentato del 1500%. Ad oggi, esistono circa 133 navi che hanno una capacità di carico compresa tra 18 e 24 mila container.

Da cosa è dovuto questo sviluppo? Dall'economia di scala. Vale a dire che utilizzando una sola nave al posto di due per trasportare lo stesso carico di merce, si hanno tre principali vantaggi:

  1. Riduzione dell'impatto ambientale;
  2. Riduzione significativa del costo di trasporto dei container;
  3. Risparmio di carburante.

Tuttavia, come già spiegato, esistono dei lati negativi. Primo fra tutti il rischio di incidenti poiché essendo le navi più gradi, hanno una superficie e un'altezza più ampie. Di conseguenze, durante le intemperie sono più soggette a perdere il carico. In più, hanno capacità di manovra più ridotte, proprio come è successo alla Ever Given.

Infine, si pensi anche ai porti che devono accogliere navi così grandi: hanno bisogno di diventare più larghi e più profondi e devono offrire più servizi a terra e collegamenti efficienti. Altra condizione che rema contro il concetto di sostenibilità.

Un altro fattore da tenere in considerazione riguarda la delocalizzazione delle produzioni rispetto a dove ci sarà il maggior consumo. Ciò non riguarda solo prodotti a bassa tecnologia, ma anche i semilavorati. Ad esempio: la Apple si appoggia a ben 49 Paesi per produrre 1 solo iPhone. Il vaccino Pfizer, invece, conta 5 mila fornitori situati in tutto il mondo.

Date queste situazioni, si rende necessaria l'implementazione di catene di approvvigionamento sempre più efficienti. Difatti, sebbene i giganti dei mari richiedano un maggior consumo di denaro e risorse limitando il concetto di sostenibilità, rimangono per il momento l'unica soluzione apparente.

Esistono alternative?

Alcuni Paesi si stanno muovendo verso strade alternative, in tutti i sensi. È il caso della Cina, che ha tanto a cuore la sua Belt and Road nonché la nuova via della seta, ma terrestre. Il loro progetto è quello di far partire i container da Shangai per farli arrivare a Trieste in 18 giorni, la metà del tempo impiegata dalle navi che passano per Suez.

Anche la Russia ha un'alternativa. Quella di usufruire sempre in maggior misura della Northen Sea Route, cioè la via marittima del nord che costeggia la Siberia. Questo nuovo progetto è reso possibile dal cambiamento climatico che permette alle grandi navi di passare non solo in estate, ma anche in inverno. In più, sono aiutate dai sottomarini nucleari aprichiaggio che sono sempre pronti a fornire eventuale assistenza.

Ormai viviamo in un mondo globalizzato, e in quanto tale ha bisogno di essere anche multipolare. Ovvero, che non si muova solo su determinate vie marittime obbligate. Ad oggi, tutte le navi cargo per l'Europa devono passare per forza a Singapore, per scaricare e caricare merce.

Come appena visto, però, russi e cinesi sembrano pronti a dare una svolta che mira ad un miglioramento globale, in quanto apporterebbe una diminuzione dei costi di gestione e trasporto e creerebbe una più aperta concorrenza.

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