Scritto il
July 31, 2021

Case Study: Hapag-Lloyd cerca di aggirare la crisi dei container

Sea Freight

La pandemia scoppiata in seguito alla diffusione del virus Covid-19 ha innescato una serie di eventi che si è riversata in moltissimi settori. Il nostro campo, quello delle spedizioni internazionali, non solo è stato duramente colpito, ma è anche stato al centro di alcune vicende che hanno complicato ulteriormente la situazione (si ricordano, ad esempio, il blocco del Canale di Suez, il blocco del porto in Cina o il disastro nello Sri Lanka).

Questi singoli sfortunati eventi si sono verificati in un contesto già martoriato da caos, crisi e malumore. Dapprima la gente ha iniziato ad ammalarsi e si è subìto un forte calo della forza lavoro. Dopo, con anche l'aggiunta delle restrizioni governative, come inevitabile conseguenza, tutto il mondo delle spedizioni ha dovuto far fronte a numerosi ritardi nella consegna della merce e anche dei container stessi.

Così, ha avuto inizio la grande crisi dei container. Molti dei porti mercantili di tutto il mondo, non solo hanno rallentato i loro ritmi, ma alcuni si sono addirittura bloccati. In questo modo, le navi cargo che arrivavano non sapevano quando sarebbero riuscite a ripartire per portare indietro i container vuoti. Alcune rimanevano ancorate al largo senza nemmeno la possibilità di scaricare la merce. Il risultato? Una sempre più crescente domanda di container e una sempre più carente offerta con un drastico aumento dei costi di spedizione.

In questo clima si fa spazio la compagnia di trasporti navali tedesca Hapag-Lloyd, una tra le più grandi al modo, che decide di mettere in atto alcune strategie per aggirare la crisi dei container. Vediamo quali.

Il nuovo servizio in Africa orientale

Uno dei primi passi che la Hapag-Lloyd ha compiuto per cercare di affrontare la situazione di crisi è stato quello di aprire il nuovo East Africa Service 3 (EAS3). Si tratta di una nuova linea di servizio che comprende i porti di Mombasa e di Dar es Salaam, nell'Africa orientale. Il 22 maggio, il cargo Hapag-Lloyd MV Northern Valence ha raggiunto entrambi i porti per inaugurarli.

Dal momento in cui la Hapag-Lloyd si è insediata nella regione orientale dell'Africa, tutta la zona ha subito e subirà un aumento della concorrenza tra le compagnie di navigazione globali che hanno molto interesse a commerciare in quell'area geografica. Tra queste si ricordano, ad esempio, la CMA-CG, la Maersk, la China Ocean Shipping Company, la Mediterranean Shipping Company o la Evergreen.

L'EAS3 è in grado di offrire ogni settimana delle partenze dirette tra Cina, Tanzania, Kenya e Sud-Est asiatico con dei tempi di transito decisamente competitivi per garantire una maggiore e migliore connettività tra Africa orientale e Asia. Lo scopo? Fornire connessioni continue all'interno del network globale della Hapag-Lloyd, attraverso i porti hub di Shanghai, Port Klang e Singapore. Come? Schierando sette container da 2,800 TEU, di cui due di proprietà della stessa compagnia.

In realtà, il suo ingresso nell'Africa orientale è stato progettato anche per servire quei paesi che non hanno sbocco sul mare, come ad esempio l'Uganda, il Burundi, il Sud Sudan e il Ruanda. Hapag-Lloyd ha lavorato per creare dei collegamenti interni regolari che conducano da e per il porto di Mombasa. Inoltre, come obiettivo futuro vi è il progetto di creare ulteriori collegamenti interni che connettano la Somalia, l'Etiopia meridionale e la Tanzania settentrionale.

In prospettiva più ampia, quindi, l'obiettivo di Hapag-Lloyd non è solo quello di conquistare una grossa fetta del mercato di importatori, ma anche quello di offrire agli esportatori dei prodotti agricoli (come avocado, caffè o tè) a prezzi decisamente competitivi che consentono di penetrare il mercato in modo strategico.

L'aumento alla flotta di 60.000 teu

Come si spiegava all'inizio, il forte aumento della domanda di container ne ha conseguito una grave carenza in tutto il mondo. Inoltre, il problema del congestionamento non si è verificato solo nei porti, ma anche nei trasporti sull'entroterra. Tutto ciò ha comportato l'ingaggio dei container in transito per periodi molto più lunghi del normale.

Tuttavia, il CEO della Hapag-Lloyd Habben Jansen afferma che la sua compagnia non ha mai trascurato tale problematica. Anzi, ha sempre cercato di contrastarla sin dall'inizio della pandemia. Come? Investendo di continuo nella loro flotta di container. Fino al 2o2o, la flotta di navi cargo di questa compagnia contava le 200 unità. Dieci di queste, avevano una capacità di carico di oltre 10.000 contenitori.

Entro luglio di quest'anno, invece, si conta di integrare la flotta con ulteriori 60.000 teu, alcuni provenienti dalla Cina, altri attualmente in produzione. Si ricorda che per teu si intende l'unità di misura che indica la misura standard di lunghezza nel trasporto di container (acronimo di twenty-foot equivalent unit, ovvero l'unità equivalente a venti piedi).

La compagnia ha annunciato che ad aprile di quest'anno ha effettuato ordini per un totale di circa 150.000 teu di container standard e refrigeranti, che dovranno essere consegnati in tutto il corso del 2021. Per questo motivo, il nuovo ordine ha aumentato gli investimenti della Hapag-Lloyd a 210.000 teu totali.

Il taglio della città di Oakland

A proposito di congestionamenti, nei primi di giugno di quest'anno la città di Oakland negli Stati Uniti si è interfacciata con diversi ritardi. La Hapag-Lloyd ha così deciso di omettere questo porto dal servizio PS5, ovvero il Pacific South Loop 5. Oakland sarebbe la seconda tappa di una tratta che parte da Los Angeles, attraversa Busan e Shanghai per poi arrivare a Ningbo, in Cina. Ma non solo. Oakland è stata rimossa anche dal servizio Pacific South 8 (PS8) in cui presenzia come ultima tappa in una tratta che parte da Inchon, nella Corea del Sud.

Tali omissioni sono pianificate per 7 settimane. Per l'esattezza, dalla prima settimana di luglio 2021 alla quarta di agosto 2021. Tuttavia, in base ad eventuali miglioramenti e progressi del porto di Oakland, questa decisione potrebbe essere ripristinata. Lo scopo è certamente quello di evitare di creare un effetto a collo di bottiglia e rischiare che le proprie navi rimangano bloccate nel congestionamento.

La situazione è abbastanza seria. Infatti, ad aprile, il porto di Oakland ha superato per la prima volta il limite massimo di 100.000 container di importazione, sforando di ben 96. Già all'inizio dell'anno la compagnia aveva temporaneamente spostato alcune partenze per la città americana, ma arrivati a questo punto, l'unica decisione da prendere è stata quella di effettuare un vero e proprio taglio con il solo fine di arginare una situazione già piuttosto complicata, ovvero la crisi di container.

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